domenica, gennaio 10, 2010

Nella mia terra

La propria terra per una donna non è mai una proprietà, ma è il luogo della memoria, quello dove le cose sono possibili perchè la conoscenza della tua terra ti rende sicura. In questa mia terra soffia il vento, un vento forte e gelido che a giorni sorride e a giorni è ingrugnito.
Quando soffia alcuni di noi sono nervosi, io me lo ricordo da bambina, era una agitazione, soffiava soffiava chissà soffiando cosa doveva portare o cosa doveva accadere. Spingeva come il tempo che tanto ti avrebbe raggiunto lo stesso ed era un gioco rimanere in piedi perchè di tanto forte che era poteva pure portarti in mare.Il vento ti tingeva il viso di rosso, le guance il naso e le orecchie e i vestiti dei colori delle sciarpe e del berretto che mamma raccomandava e te la ricordi ancora con quella maglia che hai sulla spalliera della poltrona d'oggi davanti alla scrivania, la maglia bianca da non indossare mai, era là in piedi e imparavo andare in bicicletta contro vento, mentre lei mirava il fondo della strada per vedere se arrivavo in sella o a piedi con le ginocchia sbucciate.
Senza cappello né berretto, senza sciarpa contro il mondo per rivoluzionario, raccomndazione dei vecchi quella di coprirsi, il vento, la bora, era come me aveva intenzione di spazzare tutto: via i vecchi a casa se non finisco in mare, le vecchie idee con loro, i conformismi e la bora portava il primo amore trasgressivo, ma cielo era tutto conforme quello che sentivo aspettandola quella sera, in piazza Goldoni, vestita bene per fare colpo. Non si scorda e non se lo porta nessun vento meteorologico e tempo della vita, quel brivido vedendola arrivare.
Tirava la bora quando uscivo dalla porta dei dipendenti una sera finito il turno del mio primo lavoro, pochi soldi da guadagnare, pochi soldi da spendere e il vento che mi passava oltre il cappotto di lana sintetica comprato ai grandi magazzini era lì a ricordarmi che ero alla soglia della differenza tra un lavoratore e uno schiavo: nove ore, due maroni del lavoro e del vento, la bora è roba da ricchi!
Sorrideva il vento e il mare giocava con lui, si increspava, sembravano due gattini quando giocano fra loro e con finti morsi e graffi si insegnano le regole dello stare insieme agli altri: era l'amicizia. Tanti conoscenti, pochi amici. Di corsa ad infilarsi in un cinema dopo la pizza per ripararsi alla bora e ridere e ridere, ma era questo il film che volevamo vedere, no volevamo solo scaldarci e giù a ridere. Svegliami di notte, suona quando vuoi, chiedi quello che ti serve e lasciami dire e lasciami fare, raccoglimi quando sono a pezzi e non risparmiarmi nulla, altrimenti che amici siamo? Scusa mi aspettano, chiamami chiamami, mai dire no, come caspita si chiama?
Nera, soffiava nera, ululava fra le lapidi l'ultimo mattino che ti avrei avuta qui su questa terra di vento; e non c'è altro da scrivere perchè soffiava nera e ulula ancora, adesso anche il nome suo. Invece mi hanno detto che quel giorno c'era il sole e io lo guardavo, lo fissavo, stringendo le mascelle e a fette rendendo al buon Dio un anticipo di me, mentre piangeva quel giorno il cielo per lui, di rimorso per essersi preso troppo presto quello che non doveva se non altro per pietà di me ma per amore di lui s'era preso lo stesso.
Rideva, ballava, cantava il vento o quello che di esso arrivava fino a Venezia o gli aveva passato il testimone, spazzando una vita di vento e bufere. Giocava nel letto la notte prima, a confondere, a scoprire, ad accarezzare. Si quietava per il tempo di raccogliere il fiato e poi soffiare ancora su di noi.
Nel vento rimango.Come lui con furia, gelida e senza misura e limiti anch'io so soffiare il tempo perchè si affretti e non rimandi il dolore, la rabbia e l'ingiustizia e come lui anch'io a volte rido e ballo e canto senza perdere la mia furia di tempo e di futuro, di curiosità e di emozione. Questo mio vento mi soffia dentro come vedi e soffia sulla mia terra dove restiamo, anche tu che sei qui adesso, uguali a cercare di ripararci dalla sua nera forza.

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