giovedì, aprile 10, 2008

I Ricordi della Pelle

Al tuo bimbo che nascerà, su questo aereo che stavolta non mi porta da te e in verità non so nemmeno io dove mi stia portando, voglio scrivere i miei pensieri nero su bianco come imparerà di me è mia abitudine, anzi è necessità. A tuo figlio, non mio, che mi troverà accanto a te non come suo padre perché non sono un uomo e lui non è figlio di una cellula del mio corpo; che mi troverà accanto a sé non come sua madre perché non è di nuovo frutto del mio corpo, voglio scrivere qualcosa di cui non sono certa saprò parlare un’altra volta e saprò farlo con l’emozione di ora, mentre aspettiamo nasca.

Io sarò accanto a tua madre, dunque, non come tuo padre e non come tua madre. Avrò cura di te come si ha cura di ogni cucciolo della nostra specie, avrò cura di te perché io sono l’adulto che ti dovrà proteggere, lo vorrà fare, ti dovrà crescere, ti vorrà dare gli strumenti per capire e vivere questa vita. A fare di me, per te, forse un padre e una madre saranno le volte in cui ti amerò comunque e quelle in cui ti dirò no, fino a farmi odiare; questo farà della tua esperienza di vita, ricevendole da me che sono un’estranea, nel giorno in cui mi dirai: taci tu che non sei mia madre, per entrambe un’esperienza che sovvertirà ogni altra cosa gli altri, non me e tua madre, avranno potuto insegnarti, ogni altra cosa io e tua madre abbiamo fino a qui pensato.

Voleranno via, negli anni in cui crescerai ed io invecchierò, le pelli che tutti ci proteggono. Come sono volate quelle di tua madre con me. Sono le pelli del tempo: vola quella della giovinezza che centra i sensi solo sotto alla cintura, che dileggia la pazienza e l’attesa, vola quella della saggezza che rende capaci di accettare il rischio, vola quella della codardia che togliendo ogni rischio porta però alla rinuncia e al tradimento, vola quella permeabile all’assenso del prossimo. Ti ritrovi alla fine una pelle lucida e trasparente attraverso la quale vedi il tuo cuore, vedi il tuo cervello, vedi la forza dei tuoi muscoli, vedi la solidità dei tuoi nervi. Ne sarai stupito, ma ne sorriderai perché è la tua. Volano gli strati di una corazza che ci si costruisce e ci danno: quelle del fidarsi se, quello dello stabilire cosa, quella del fare ora. Ti rimarrà la pelle dell’istinto che trema e solo di essa ti dovrai fidare per stabilire cosa, se e quando. Indosserai vivendo la pelle di un uomo coriacea e scura per non essere ferita e nera abbastanza da non risaltare nella notte così da non essere vista e sferrare l’agguato quando il nemico meno se lo aspetta. Indosserai amando quella di una donna vellutata abbastanza da far perdere la ragione a qualcuno, calda a sufficienza da vestirti in ogni stagione, da riscaldare chi ti abbraccerà, abbastanza elastica da sapere quando lasciare, da sapere quando tirare.

Sono nel tempo volate le pelli di tua madre e con esse le mie. E’ rimasta solo quella che tu annuserai nel primo minuto della tua vita e per sempre tu continuerai a cercare, che tu abbia scelto di amare un uomo o una donna, ti sia dato di amare un figlio che non è tuo, come parte di te, come io tua madre. Forse in quest'unico modo tu sei anche figlio mio.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Mi è piaciuto moltissimo Queen.. Grazie ! Ulix

Queen ha detto...

Grazie a te Uli