Oggi piove. Una pioggia sottile e costante che lava il trucco delicato di una primavera agli esordi per rivelare il volto spigoloso dell’inverno, un’ombra non del tutto fugata. Entra una luce abbagliante dalla finestra che si confonde con il bianco dello schermo. Aprire e chiudere programmi, pagine di web, per fare qualcosa. Il gatto sulle ginocchia che non si rilassa perché sente la sua padrona inquieta. Il suono del telefono che può portare una brutta notizia, ma ne porta una banale: niente nuove buone nuove, dice un vecchio detto. L’orologio che cambia i suoi numeri, almeno quello è stabilito. Tu arrivi sorridendo e l’emozione di vederti è un sorriso malinconico che tu riconosci. Amarti adesso in una volta di un desiderio che non finisce, ma come Mozart in sottofondo riempie e quieta il silenzio assordante della sospensione, quello in cui tutto rimane là, sfocato, senza che sappia cosa sia. Amarti in un abbraccio immobile, forte e immobile come quello dei bambini che stringono così il tempo non si prende le cose belle. Il tuo seno premuto sul mio. I tuoi capelli mischiati ai miei. Scaldarti le spalle con gli abbracci. Stringerti con le gambe i fianchi che mi cullano. Cercarti le labbra non per mangiarti ma perché il tuo respiro sia il mio, a me a cui ora manca. Amarti in silenzio come quando l’amore lo si fa da soli, così che nessuno senta e possa giudicare o divertirsi di quello che si fa quasi invisibile per non essere violato, per non essere trovato dalla pioggia. E il tuo nome che nel bianco grigiastro e umido di questo giorno di primavera è il mantra, la ninna nanna, l’unico segno di primavera in questo giorno.
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