Una valigia blu, il talloncino per l'imbarco del bagaglio, la cartella del portatile, una valigia nera: ecco li ammucchiata nell'ingresso la nostra nuova vita. Ho già scordato il numero del taxi, ma non saranno in dieci sotto al mio portone alle sette del mattino, spero almeno. Scendiamo, saliamo. Una bora gelida che porta via le parole. Lo sferragliare dei treni che assordata e mette fretta: salire. Due treni, uno in una direzione e uno nell'altra opposta: il simbolo di questo viaggio. Un cappello di velluto con il logo di uno sponsor americano sopra il tuo capo addormentato sul mio seno la scorsa notte, una lacrima dietro gli occhiali e un tacito accordo che me li tolgo sempre io per prima. Chiama quando arrivi, non siamo animali e non facciamo finta di nulla. Non ho fatto finta di nulla io, poi ti ho convinto a non farlo nemmeno tu.
Guardo attraverso il finestrino la mia malinconia, il mio equlibrio, i miei anni, il mio proverbiale autocontrollo e la valigia nera con dentro la mia nuova vita.
Nessun commento:
Posta un commento