giovedì, gennaio 01, 2009

Europa

Gli amori sono carte geografiche, paesi da conoscere, territori da definire nelle fusione dei confini. Zeus che diventa un animale, un toro, e rapisce Europa. E' il mito.
In tutti gli amori ci si trasforma. E' per trasformarsi che si ama. Ci si trasforma in Zeus per rapire il cuore e il corpo di chi si ama, per rapire il domani e il tempo e i pensieri e l'emozione. Nemmeno lasciandosi mai più li si ridà indietro così come li si è avuti. Ah quanti dolori per riavere quello che si è perduto, quanti dolori di meno se solo non si volesse indietro quello che si è perduto così com'era prima, prima del dopo, così come era.
Trasformarsi in un cane che nulla ha di fedele, ma tutto di randagio, per amarti a Barcellona, del solo amore del corpo, del sangue, del sudore e della saliva che si ferma appena al punto di quando fa male e conoscere nel caldo ventilato dalla brezza che dal porto arriva il territorio della tua pelle che si stanca e si arrossa al punto di vergognarsi di essa, mentre la melanconia del non aver potuto e trovato, del non aver saputo, del non potere fa scivolare una lacrima sulla guancia dei nostri visi stupiti dall'essere rimasti qui in questa stanza d'albergo, chiusi e impotenti, come se il mondo fuori non esistesse, oltre ogni misura, oltre ogni orologio.
Trasformarsi in un cavallo e amarti nella triste Parigi, con il cervello baciarti il seno, esitare, affondare, con gli occhi leccarti il sesso e con le parole coprirti di carezze per poi correre come un cavallo pazzo, come un ladro col bottino, come un bambino a casa da scuola: a scuola si diventa buoni cittadini, a casa si ama, ma l'amore e l'amarti non ha mai reso nessuno cavaliere dell'ordine di, sebbene amare sia quello e solo quello che ci può salvare.
Trasformarsi in un'aquila e amarti nell'aristocratica Vienna fra la passione negata e la razionalità dei principi. Un'aquila non per volare, meno ancora per cacciare, ma per la forza di un tappo di dentifricio lasciato aperto e un rimbrotto che traccia un confine di individualità, di solitudine e di paura. Gli amori hanno gusti amari.
Trasformarsi in un orso e amarti a Berlino, una tenera palla di pelo, il bimbo che è stato tenuto e non avrà pace se qualcuno non terrà ancora, finchè ancora qualcuno terrà.
Trasformarsi in un gatto e amarti a Londra, un giorno a pattinare sul Tamigi gelato, una sera in un caldo caffè e finire per amarti una notte intera fra le lenzuola bianche, senza fine, senza principio, per sapere che io sono la causa del tuo piacere e che tu lo hai donato a me così che diventi il mio.
Trasformarsi in un pesce e amarti a Firenze, per una volta muto, una almeno nella vita, a sentire il tuo cuore, a sentire che cosa immagini, che cosa vuoi, a sentire le mie colpe e le tue ragioni e nuotare, nuotare, senza fiato, controcorrente, risalire dal mare al fiume, al contrario di come va di solito perchè è questione di fatica, di tanta tanta fatica, senza premio, senza certezza, senza nulla: acqua, acqua, acqua, salata e trasparente come lacrime di gioia e di dispiacere.
Trasformarsi sempre e ancora e rapirti in tutta Europa, non aver paura di trasformarsi, in tutta Europa amarti perchè un luogo e una somiglianza sola non sono il posto dell'amore e non sono il tuo sguardo che sfiora la carta del tuo futuro, del nostro futuro.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Grazie di questo viaggio, di questi confini tracciati e poi cancellati da 'lacrime di gioia e di dispiacere'. Sempre bello leggerti.

Queen ha detto...

Grazie a te Patty, ti auguro un buon proseguimento d'anno