La nostra Regina è sepolta da quattro anni, eppure sapeste come è ancora nei pensieri del popolo: la nostra Regina che ci insegnò la libertà della verginità. La nostra Regina che ha concesso, come nessun altro, avrebbe potuto fare a William di esprimersi in tutta la sua grandezza che sono certa permarrà nel tempo. Ah che fortuna ho avuto a vederli entrambe, che fortuna ho avuto a scrivere sotto il suo regno; i complimenti che mi fate, li potete fare grazie a lei, ricordatevelo come io sempre me lo ricordo. Sono lieta che il mio poema vi piaccia. Ho dentro una passione e una rabbia, poichè pochi altri a questo mondo hanno meritato come noi il diritto di amarsi, che ne potrei scrivere altre mille uguale a quello di cui siete tanto entusiasta. E tutti quanti, se solo voi ci faceste caso, scriverebbero di voi. Le mie stesse parole, lo so, mi avvinghiano, ma vedete mi fanno anche compagnia nell'assenza di voi, vi riportano a me come stanotte è accaduto con il mio cuscino. Non sono impazzita, credetemi, io stessa mi sono sentita male di quanto mi è successo stanotte, ma il dolore per la vostra mancanza era così forte che anche un cuscino andava bene e mi è parso di avervi con me, di ascoltare la vostra voce, di ridere con voi. Io che rido così poco perchè ho ben poco di cui ridere. Vi ho baciato la fronte, gli occhi, accarezzato i capelli ed una lacrima mi è scesa dagli occhi, ma quella no, non era di dolore bensì di gioia: voi eravate lì ed io potevo parlarvi attraverso le mie mani e le mie labbra. Vi ho posato sopra il mio seno e vi ho a lungo accarezzato la schiena, sentendo la vostra pelle calda e di velluto lasciarsi sfiorare e sorridere appagata finalmente da quanto ci meritavamo, ma non abbiamo avuto. Vi ho scritto sulla pelle il mio nome e la chiave per arrivare all'infinito, ho nascosto negli angoli delle vostre vertebre e dei vostri muscoli le mie parole, sotto alle scapole le visioni che immaginerò e saranno, ma solo voi lo saprete, un continuo desiderio e gloria di voi. Vi ho tenuto così senza alcuna fretta, in una pausa che solo gli amanti sicuri di sè e del loro amore possono permettersi. Poi vi ho steso sul dorso e percorso il vostro corpo con il mio, vi ho preso in me per il vostro piacere e non per un solenne trionfo, mi sono poi fermata perchè bisogna avere pietà e cautela anche della felicità, così era troppo per voi da sopportare, l'ho capito subito e poichè non mi interessa stupirvi o semplicemente godere di voi, ma voglio unirci in un luogo più alto di quanto possiamo sentire, mi sono posata sul vostro ventre: fra la vostra mente, il cuore e il vostro piacere, non a caso. Mi sono posata su di voi, sorridendo, non tanto in attesa ma aprendo me stessa a quello che non avevo mai conosicuto prima e che non è solo la voglia di voi e del vostro corpo, l'aspirazione al vostro amore, ma probabilmente l'essenza di me in voi.
E' cosa strana che proprio io non sappia trovare le parole giuste, ma francamente non le conosco perchè sconosciuto mi è quello che devo descrivere. Infine quando mi sono sentita di nuovo vergine e ho intuito che voi volevate lo stesso, ho ripreso a seguirvi nel nostro viaggio e vi ho accarezzato le gambe, le spalle, baciato il collo, mentre voi facevate lo stesso con me. Mi sono lasciata a voi, alla vostra bocca ad occhi chiusi come auguro a ciascuno degli esseri umani almeno una volta nella loro vita, glielo raccomando se devono scrivere di amore, altrimenti tacciano e con più pudore ammettano di scrivere d'altro.
Ho bevuto da voi la rugiada della rosa e al momento giusto vi ho trovato, vi ho portato, vi abbracciato al centro del Cielo, sentendo tutti i brividi del mondo.
Io vi amo e per questa ragione vi lascio godere, come fece la nostra Regina, della libertà della verginità: senza marito, nè figli, nè donna, nulla di nulla, siate voi stessa non per me, ma con me.
Vi prego, vi imploro e vi ordino dopo aver letto la vostra ultima lettera, di moderarvi. Vi consiglio di parlare con il vostro confessore o chi volete di quanto vi è accaduto la notte di qualche giorno fa. Non scrivetemi mai più in questo tono. I miei giorni non sono cambiati e nemmeno il dispiacere, vi voglio mantenere fra gli affetti più cari, ma vi richiamo a fare in modo di rimanervi e esprimervi così non vi sarà certo di aiuto.
Attendo una vostra più assennata e rispettosa lettera, nel frattempo vi raccomando di non smettere di scrivere non foss'altro per la gioia che i vostri lavori mi procurano. Abbiate cura di voi, fatelo anche per me, a presto.
2 commenti:
Sì almeno una volta nella vita si dovrebbe provare ad occhi chiusi. Bentornata mia Regina, alla grande come non c'era dubbio :) Un abbraccio a te e lui, Dani
grazie dani
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