Nel fascio azzurrino della luce del televisore, una malinconia nera che giorovaga per il corpo:nelle mani fruga la scatola di cioccolato, poi la nasonde, basta, accende una sigaretta, basta fumo troppo, nelle gambe si alza, si siede, si distende, negli occhi si distraee e guarda il gatto dormire, a che punto è il film? Nei piedi lo stuzzica e lui si secca, ti disturbo io?
Dove sei? E cosa fai? E cosa pensi? Stai come me
Si posa sul fianco la malinconia della mano, come un bimbo dispettoso insoddisfatto del suo gioco e incontra un'altra parte: sai che potremmo? Lo sa, ma stava tranquilla, aspettava di essere chiamata qualora ce ne fosse stato bisogno da qualche parte. Nel cuore o nella mente, prima l'uno o poi o l'altro. In un ordine che nessuno ha mai trovato.
Ora non è più malinconia, ma è nostalgia di un corpo caldo, conosciuto in ogni piega, voluto in ogni piega che ragiona come il cervello e pulsa come il cuore. Una mappa di voglia e di piacere indicata su di esso, uguale ad esso. Trattenendo il sole dell'alba, restando nella sospensione del crescupolo, ingoiarti attraverso tutto il corpo intero per renderti a te stessa coperta d'oro nell'esplosione di quello che non è sesso, ma amore. Io ci provo senza fiato, respirando affannosamente con il viso nel tuo seno che svanisce, a chiamarlo in altro modo, la malinconia è nel respiro amaro della gola sottile di una testa capovolta all'indietro sul bracciolo del divano. Amen.
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