Se non ti conoscessi, ogni qualvolta ti vedo alla televisione o sui giornali - così bella di quella bellezza vera e insieme perfetta che mi ha incantata, così sicura di quella sicurezza educata che tanto mi ha eccitato, così sorridente con quel sorriso discreto e talvolta triste che ha svegliato in me il fuoco incessante di farti sorridere di soddisfazione e di pace - e ti sento dire: ho tanti amici gay e lesbiche, con tutto il rispetto e l’amicizia che ho per loro secondo me la famiglia è una sola, ti griderei ipocrita! Ti manca di concludere l’elenco delle tue pericolose frequentazioni, aggiungendo ho anche amici negri, ebrei e via dicendo. Ma ti conosco e conosco la tua vita.
In questo momento io sono nella mia casa, sto scrivendo, sto scrivendo a te.Tu invece sei nella tua casa, per nulla reduce da celebrazioni eccessive, non hai dunque malesseri tipici. Vuoi stare sola, giacchè come a me la solitudine non ti dispiace; ma anzi per quanto riguarda noi non è stando continuamente insieme che ci si sente più uniti. Però quando dici in quelle interviste o fra amici io amo la solitudine, gli oggetti di casa immobili, un’ombra che non ti insegue e parla parla, io so che non vuoi dire questo. Tu confezioni la risposta a chi un giorno potrebbe mai chiederti: come mai sempre sola, sottintendendo come mai nella sua casa non c’è un uomo, nell’armadio del suo bagno non c’è schiuma da barba, la voce a cui sorridi al telefono non è quella di un uomo, ma è la mia.. Come mai non la si vede mai scegliere una camicia e una cravatta, comperare boxer ironici tipo quelli con scritto sopra: italian do it better? Così come le tue brevi storie, al massimo sei arrivata ad un mese – un mese fatto di tre serate a teatro, due cene al ristorante, - servono alla stessa cosa. Fugare tutto, non negare, fugare; si nega spesso quando è ormai troppo tardi, meglio prevenire che curare. E me la rido ogni qualvolta becco il cellulare acceso e ti chiamo proprio quando sei in mezzo ai tuoi colleghi. Non infierisco solo perché la debolezza del tuo imbarazzo, mi fa tenerezza.
In me quando leggo le tue interviste o ti sento nei salotti, si risveglia oltre che il sarcasmo, il fuoco. Il fuoco che è passione della vita ogni qualvolta scarnifico le cose per vederle. Il fuoco delle strade che ho percorso e rifarei. Quel fuoco che mi fa esplodere verso di te, pur capendo tutte le tue ragioni. Il fuoco dei miei principi e dei miei impegni che tu sostieni io posso attizzare solo perché non ho nulla da perdere. Hai ragione: io non ho nulla da perdere; ma soprattutto non ho da sacrificarmi alla mia ambizione e alle mie paure. Ho dato in pasto al fuoco tutto quanto poteva impedirmi di essere me stessa. La sola cosa che ho risparmiato è stata la sensibilità dei miei affetti profondi. E fra questi ci sei certamente tu: amare non è rendere chi ami uguale a te, ma accettarlo. Potrei però dire che devo accettare per due, tuttavia va bene così.
Dovrei forse chiedermi perché mi va bene ed oltre all’ovvietà dei miei sentimenti, potrei pensare a quel nostro ingenuo difetto, tipicamente femminile ossia io ti cambierò, sebbene sappia che non si cambia nessuno. Potrei pensare che la clandestinità alla quale mi costringi infine è il sale di questo nostro incontro. Potrei ammettere che ti preferisco così indipendente piuttosto del contrario. Preferisco senza dubbio il calore del fuoco della tua presenza che non è qui, ma è da qualche parte ed è in ogni momento da quando ti svegli a quando io mi addormento; invece di un continuo tormento fatto di sms, telefonate, paranoie ed insicurezze. Preferisco il fuoco di quanto ho raccontato, che come un elastico a suo piacere ci allontana e ci avvicina, alla dipendenza totale ed inetta. Senza dubbio preferisco il fuoco così mantenuto di quando ti guido e ti tengo in me quando ormai il fuoco è sotto alla cenere e scalda dolcemente, all’abitudine sessuale e a finti divieti che spesso celano noia ed insoddisfazione. Ti prendo. Ti metto. Mi lascio accarezzare le gambe una bambina; come una inesperta giovane donna mi lascio stringere i fianchi; come una donna matura gioiosamente mi sento felice. La carezza dei tuoi capelli neri sul mio viso, il tuo seno premuto sul mio, le tue braccia e le tue gambe che mi circondano: guardiano del mio appagamento, guardiano del tuo compiacerti. Questo è il fuoco della passione. Grido grido grido il tuo nome, ho un trofeo: il tuo amore che è l’essenza del tuo dolore e della tua solitudine.
Preferisco il fuoco delle nostri pelli che se non avessero la stessa temperatura sarebbe un’ustione continua quando ci rincontriamo e il desiderio più profondo accumulato, cancella le tue prudenze e le mie cautele. Il fuoco delle nostre discussioni chè chi non ci conosce sembrerebbero irreparabili, scambiando moine e recriminazioni da collegio per amore e gelosia d’amore. Questo ho da te. I gesti del sesso sono il linguaggio di sordomuti innamorati.Per questo scoppio invece a ridere con malizia quando ti sento dire quelle cose. Nessun amore è perfetto. Se lo fosse ci sarebbe da spaventarsi. Nessun vero amore è facile da vivere, ma è semplice da esprimere e riconoscere, questo sì.
Quello stesso fuoco però ti brucerà prima o poi, non ci sperare duri a lungo l’architettura di ipocrisie al riparo della quale passi arsa da un fuoco sottile i tuoi giorni. E non ti prometto, perché non è possibile, che ti porrò al riparo dall’implosione del fuoco. Dovrai vedertela da sola perché sarai sola in quel momento anche se io fossi lì a vegliare giorno e notte come certamente ci sarò; mentre mi chiederò non senza un certo spavento: e da ora in poi?.
Buon Natale amore mio, preparati perché non cesserò di fare fuoco ad altezza d’uomo contro le tue bigotte teorie, Queen
2 commenti:
sempre in ritardo... ormai mia regina sono la maga nel sbagliare i tempi, con le persone e con i miei amori... la donna giusta al momento sbagliato, o la donna sbagliata al momento giusto... comunque sempre in ritardo... buon natale
grazie della visita folli. non ti preoccupare del ritardo...succede e talvolta va bene così anche se non sembra :)
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