
Guardo due giovani sedute vicine al mio tavolo. Questa città è malinconica, bella e malinconica nell'aria di settembre. Sono una vecchia signora e posso permettermi di fissare le persone senza che sembri maleducazione, al massimo demenza senile. Hanno badato a me solo per un pò, poi mi hanno appunto ignorata. Parlano fitto, sottovoce, la mia stessa lingua. Forse sono qui per una vacanza dopo molto lavoro, forse sono qui per lavoro. Eravamo noi così più di mezzo secolo fa, di nascosto e di passaggio in un luogo, nel tempo delle ore. Poi la guerra, poi la famiglia, poi la carriera: macerie, sacrifici senza aspettarsi nulla, conto in banca e una stampa originale al posto di una dozzinale riproduzione, un posto alla Scala invece della tv...ah come siamo complessi e stupidi noi esseri umani! Vecchia abbastanza da sapere che tutto sarebbe stata uguale e di diverso ci saresti stata solo tu e il modo di capire e di affrontare.
Ecco arriva lei che mi dice: "Sei come gli uomini, pur vecchia ti credi sempre adolescente"
ed indica le ragazze che osservo, mentre penso a quel giorno di settembre.
Le troppe cose ignorate e la vecchiaia fanno diventare rabbiosi e spericolati, quindi le rispondo: "Sì, vero, ma dov'eri tu, mentre rimanevo così?" Lei scaccia con la mano il sunto di quest'ultima parte della nostra vita.
Il quadro è su concessione di una persona per me importante, Isabella, che ringrazio e al cui nonno pittore rendo omaggio in questo modo.
Appunti di "Tre poesie" settembre 2006
2 commenti:
Grazie di cuore, I.
grazie a te I.
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