Parlare troppo, diceva mia madre, divide le coppie. Ma tacere, aggiungevo io, non le unisce. No, ribatteva lei, è non parlare di quello che si dovrebbe a non unirle.
Dunque noi abbiamo parlato e riparlato senza eclatanti risultati: né più divise né più unite. Ispirate da un film abbiamo pensato ad un quaderno dove tu mi possa scrivere le domande ed io le risposte, ma io ho obbiettato che scrivo tutto il santo giorno e non se ne parla proprio di scrivere ancora e per di più a mano. Ecco, la solita! Ok me lo sono meritato, tuttavia non credo funzionerebbe, ci distrarrebbe la sintassi, cercare il vocabolo giusto, due punti o punto e virgola? D’altra parte, spesso la domanda è breve. Sì, vero.
Stamane entro nel bagno e trovo un post it attaccato allo specchio, ritorno in camera a prendere gli occhiali e a leggere: a cosa pensi quando facciamo all’amore? Faccio scorrere l’acqua e mi chiudo nella doccia, pensando a cosa penso. Finisco di lavarmi, infilo l’accappatoio e vado a fare colazione, dopo accendo il pc e scrivo:
Io non ho fantasie in quella circostanza, non mi immagino situazioni pericolose e neppure pratiche innominabili, mi dispiace, neppure me ne sto a pesare oddio quanto godo, è sufficiente, è uno spettacolo, è peggio di cinque minuti in ascensore. Sono una donna noiosa e banale: io penso a te e basta. O meglio, ora che posso farlo ad occhi chiusi non per non vedere ma per fiducia, io ti sento respirare quando io trattengo il mio di respiro, io con le mani riconosco la rotondità dei fianchi aumentata dal tempo ed incastro il viso nell’incavo della spalla su cui di giorno poggia la borsetta, io ti vedo camminare fra la gente e penso che in ognuno tu veda me, io con i miei fianchi sto fra le tue gambe e la forza dei muscoli irrobustiti dal tuo jogging la sera, sudata a correre sulla strada dietro casa, un’amica ti ferma, come stai? Bene, io immagino tu dica, io sono la tua fortuna come tu la mia. Apro gli occhi e con una carezza ti libero il viso dai capelli. Io ti vedo ora, come nessuno ti vede mai, potrei qualsiasi cosa, ma non posso. Un’infinita dolcezza e cura ferma la mia bocca prima dall’inghiottirti, mangiarti e digerirti per poi espellerti, scarto di un meccanismo di ricambio imbastardito, ma resto immobile invece e aspetto che per amore tu mi dica cosa vuoi essere ancora oltre che parte di me.
Stampo e guardo questo foglio pieno di parole. Posso mai appendere sul frigo un foglio così grande? Prendo un post it e scrivo: io non penso in quel caso, io ti amo. Infilo il post it sotto alla calamita del pesce, esco a fare due passi.
Roma, 10 marzo 2007, piazza Farnese - Diritti Ora
2 commenti:
Sempre bellissimo il tuo blog, affascinante ed elegante come te. Scrivi sempre meglio. Ottimo lavoro quello di Ottosopra, brave le tue amiche. Un bacio a te e a lui, fammi sapere, Dani
:) Grazie Dani, un bacio ad entrambe. A presto
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