Sono qui da diverso tempo, ma ancora non so ben spiegarti questo luogo e come ci si vive. Viviamo bene, nel senso che non ci mancano le cose, ma non siamo felici. Siamo così forse perché ci giunge notizia di altro che esiste, ci affligge una certa malinconia. La malinconia è una brutta cosa e mi colpisce come tutti, ma più male di essa, mi fa capire il perché certi giorni mi sento mancare il respiro. Sarà sbagliato quello in cui credo e faccio io, ma il mio errore non fornisce ragione ai vostri errori; questo vorrei poter dire, ma sono ospite in questa terra e ai miei interessi sono legati quelli di altre persone, Ciascuno di noi è nella vita dell’altro, questo lo so da tempo. Mi pesa però comprendere che ho paura di parlare in nome di un frainteso concetto di convivenza e rispetto.
Ho nostalgia dei miei anni di bambina e della loro semplice logica. Ho nostalgia del luogo dove sono nata ed ho trascorso buona parte della mia vita. Ho malinconia di te, dei tuoi colori, della tua voce e della tua pelle. Qui tutto è organizzato, tutto è predisposto oppure al contrario tutto è lasciato al caso. Questo luogo non ha certezza, non ha speranza, non ha futuro perché troppo instabili sono certe cose in nome di un folle concetto di libertà e di indipendenza dal bisogno. Non è ammesso che si abbia debolezze, meno ancora infermità, non è ammessa la miseria e la malattia se non come colpa personale, non è ammesso pensare e non è ammesso sapere. Ogni carezza è dispensata con un fine ed ogni mano che la fa è scarnificata da una solitudine immensa e feroce. Ciascuno trova a questo nostro stato una sua soluzione così che ci pare già il vivere una soluzione o comunque ci pare così il cercarla.
Ho sbagliato a venire qui, questo non è il mio posto perché io non ne sono all’altezza e sono troppo debole per il compito che mi è stato affidato. Appena mi sarà possibile ti riscriverò, sperando di poterti rallegrare al contrario di questa volta. A presto, Q.
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