martedì, luglio 04, 2006

Il Sogno di una notte

Ancora e ancora, di più, ah sììììììì...
Soffia il vento arruffone e scatenato che precede un temporale. Piove la pioggia precisa e martellante di un acquazzone di mezza estate in una notte infuocata. Mi sveglio al centro del letto in un bagno di sudore, sorridendo per presto cadere nello sconforto: non piove, nemmeno una goccia. Pioveva solo nel mio sogno. Il rumore d'acqua cadente che sentivo, vemiva dal bagno: lei si sta facendo la doccia. Il vento che mi soffiava sulle braccia era il soffio inutile e caldo del ventilatore in fondo al letto. Mi passo la mano sul collo grondante di sudore. Dal letto guardo verso il bagno dove lei sta uscendo dal box con l'aria serena e soddisfatta di chi è compiaciuto di sè. Resto immobile nel silenzio al buio e la guardo. Ha i gesti leggeri e accurati di chi non vuole far rumore epperò già sa dove sta tutto: asciugamano, deodorante, spazzola. Ha ancora sul corpo la rilassatezza di chi se lo è lasciato accarezzare e lo ha poi usato alla stessa maniera. E' solo con il suo corpo dal quale mi ha appena lavato via, ma chissà se avendone cura, pensa di farlo anche per me? Sorride appena, sicuramente si sta ricordando dei momenti prima che mi addormentassi e sognassi il mio inesistente temporale. Il suo corpo ha la rotondità antica e lenta delle donne della sua terra, ma sulle spalle l'immatura spigolosità della giovinezza, nessuna ambigua e rassicurante androginia, piacerebbe ad un uomo, fianchi come l'istmo di costa dove approdarono i Greci, seni rotondi come il sole, soli sdoppiati, sugli specchi di Archimede.
Mi alzo dal letto e vado in bagno,la abbraccio. Odora di bagnoschiuma, fresca e vellutata, meglio di qualsiasi acquazzone, meglio di tutto. Ride e dice: dieci minuti e sarò sudata come prima. Si posa contro il lavandino. Nell'incavo fra il ventre e il pube Ulisse acceca i Ciclopi; acceca in me ogni cosa possa prevedere, temere e immaginare. Altre labbra si aprono alle mie e una lingua salata si lascia inghiottire, la caverna dell'apparenza di Platone si lascia esplorare dalla mia lingua. La sento chiamare il mio nome, tirarmi su e abbracciarmi con forza e dolcezza così come mi piace. Vienimi dentro, le dico, ed è così. Le dita di Fidia scolpiscono chi sono e chi vorrebbe, accarezzano e levigano il bronzo, scolpiscono il marmo con colpi precisi e lenti.
Quando non dovrebbe accadere, invece mi sveglio in un bagno di sudore e in un'amara delusione. Mi guardo attorno con un bruciore che mi oltrepassa lo stomaco e un fiotto di acidità mi risale alla gola, facendomi tossire. In verità questo è solo un sogno nel sogno di un temporale che non è venuto e non ha rinfrescato questa notte afosa. E questo non è il riassunto di una notte d'amore, ma solo un esercizio di scrittura.

Appunti di "La bella vita di Laura" agosto 2006

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Vostra maestà la temperatura è alle stelle...azz un bacione da entrambe. patty

Queen ha detto...

In ritardo, ma una conferma di lettura e un saluto, a presto

Anonimo ha detto...

Quel tuo commento a BARCAVELANDO con piacere mi ha fatto scoprire che anche tu come me sei una bloggher....e che fantastica penna sei lady-queen...
Passero' ancora a trovarti.
Un sorriso
Saffo68

Anonimo ha detto...

grazie della visita saffo